la paura dei bambini

SCRITTO DALLA DOTT.SSA RUENA VENTIMIGLIA, PSICOLOGA PSICOTERAPEUTA

È esperienza comune vivendo accanto a un bambino venire a contatto con una o più paure da lui manifestate. Quello che per gli adulti è un timore ridicolo o incomprensibile può essere per un bambino fonte di grande turbamento. La maggior parte delle paure nei bambini sono irrazionali ma pur sempre legate a oggetti, persone e situazioni specifiche anche se non sempre riconoscibili.
Con il passare del tempo in genere le paure tendono a scomparire da sole, l’aumento della consapevolezza di sé e del mondo da parte del bambino è sufficiente per superare la paura in maniera autonoma. Tuttavia i genitori possono trovarsi spiazzati di fronte a questi timori,  rischiando reazioni sbagliate: a volte accogliendo e coccolando soprammisura il figlio, dimostrandogli, con questo comportamento di protezione, che hanno ragione ad avere paura, altre, esortano il bambino ad essere forte, lasciando trasparire il messaggio che provare paura sia qualcosa di assolutamente sbagliato.

Che cos’è la paura?

La paura, come altre emozioni primarie è iscritta nel nostro patrimonio genetico. La paura è fondamentale per la nostra sopravvivenza: ci mette in allarme davanti a situazioni minacciose o che potrebbero arrecarci danno e ci consente di attivare risposte di attacco o fuga con correlati fisiologici ben definiti. Sotto l’effetto della paura i battiti del cuore aumentano, la pressione del sangue accelera, gli occhi sono sbarrati oppure serrati, le pupille dilatate, le orecchie tese a cogliere ogni rumore sospetto oppure tappate con le mani, la pelle d’oca, intensa sudorazione, sensazione di caldo alla testa, pulsazioni accelerate. In questo stato di allerta, anche gli organi interni, come intestino e reni, lavorano ad un ritmo vorticoso, tanto da produrre talvolta diarrea e disturbi di digestione, gli zuccheri si riversano nel sangue, aumentano le secrezioni da parte dell’ipofisi e della midollare del surrene. Tutti questi cambiamenti consentono all’organismo di aumentare l’attenzione e la velocità delle reazioni. Insomma senza una giusta dose di paura saremmo già estinti. Partendo da questa precisazione è facile capire come le paure dei bambini siano assolutamente naturali e derivino dalla continua esplorazione della realtà, tutta sconosciuta e quindi possibile fonte di minaccia.
Quando il bambino reagisce a una minaccia percepita sta funzionando in modo sano e coerente e chiedergli di minimizzare lo stimolo potrebbe addirittura invitarlo ad abbracciare comportamenti più incauti in futuro. Piuttosto possiamo rimandare quanto apprezziamo la sua cautela e ragionare sull’intensità manifestata, o sulle conseguenze di eventuali comportamenti di evitamento, accompagnandolo via via in processi di consapevolezza maggiore.

Quanti tipi di paure?

  • quelle innate, presenti fin dalla nascita, perlopiù associate a cambiamenti fisiologici repentini, come un forte rumore o un lampo;

  • quelle più prettamente legate alla crescita come la paura dell’estraneo (8/9 mesi) della separazione dal genitore (12/18 mesi con apice a 2/3 anni), dei mostri, delle streghe, del temporale e del buoi (3/5 anni)

  • paure di minacce alla propria incolumità come quella dei ladri, di essere rapiti, delle malattie (6/12 anni);

  • paure legate all’immagine di sé, al corpo che cambia, al giudizio degli altri (adolescenza);

  • paure derivate da possibili eventi traumatici passati, come la paura del dottore associata al dolore fisico se, per esempio, ci ha fatto una puntura, dell’acqua, se una volta abbiamo bevuto facendo il bagno o di essere maltrattati se in passato li abbiamo osservati o subiti.

Sicuramente durante il periodo dell’infanzia le paure più comuni sono quelle associate alla fervida fantasia dei bambini: un esempio su tutti la paura dei mostri. Solitamente si manifesta intorno ai 3 anni di età e finisce normalmente a 6-8 anni, periodo in cui il bambino comprende l’inesistenza dei mostri assimilando e imparando a gestire le angosce e le paure in essi rappresentate.

La loro produzione deriva dal normale pensiero animistico del bambino che vede tutto, appunto, come animato. Oltre ai mostri possono avere paura dei fantasmi, delle streghe, degli zombi, del lupo cattivo e dell’uomo nero…figure che diventano reali per il bambino rappresentando una minaccia contro cui lottare ogni giorno, specialmente la notte nel buio.
Non sembra efficace minimizzare questi timori, piuttosto è utile cercare di entrare nel mondo dei bambini e cercare di comprendere la natura dei personaggi fantastici e quale significato assumono per loro. Solo in questo modo è possibile aiutarli a sperimentare una sensazione di sicurezza e, nel tempo, a trovare strategie per sconfiggere i mostri e interiorizzare la paura imparando a gestirla.

Potrebbe, per esempio, essere utile costruire con i bambini una fiaba in cui loro e il mostro diventano amici, oppure dove il mostro presenta delle fragilità o caratteristiche positive o ancora dove viene sconfitto sperimentando così una percezione di autoefficacia, a ancora aggiungendo al mostro elementi buffi che aiutino il bambino ad abbassare la minaccia percepita.

Anche la paura del buio è tipica di questi anni, spessa associata alla paura di separazione dalle figure genitoriali. Anche in questo caso la paura piano piano scomparirà grazie al sostegno delle figure di accadimento. È possibile abituare gradualmente il bambino a restare da solo in un ambiente senza luce, si possono utilizzare delle lucine e accompagnarlo nell’esplorazione degli ambienti poco illuminati, scegliere un compagno fedele da portare con sé, un pupazzo, una bambola, aiutandolo a comprendere che la realtà non cambia. Quello che c’è nella stanza con la luce, rimane nella stanza con il buio.

Un buon modo per favorire il distacco dai genitori prima del sonno e quindi affrontare le tenebre notturne è quello del racconto di una favola che presenti il buio e l’oscurità in modo fantasioso e divertente. In esse le cose pericolose possono essere minimizzate e rese simpatiche. Se sono meno spaventose possiamo affrontarle.

Durante la fanciullezza e cioè tra i 6/12 anni alcune paure degli anni precedenti possono essere padroneggiate perché ora il bambino ha maggiori competenze, ma proprio perché ha maggiore contezza della complessità della realtà, può cogliere altre minacce come quella dei ladri e dei rapitori, dei danni fisici, delle malattie, del sangue, delle iniezioni, della morte e dell’abbandono. Fanno la loro comparsa i timori legati al proprio stato sociale, come studente per esempio, e alle interazioni con gli altri: esami, litigi, sopraffazioni, nonché la paura di essere rifiutato dai compagni. Può diminuire la paura degli animali domestici ma può comparire quella degli insetti. La paura degli insetti così come quella degli animali esotici, è spesso associata alla paura dell’ignoto, di ciò che non si conosce e non si padroneggia. Un modo per superare questa paura consiste nel familiarizzare con gli insetti apprezzandone caratteristiche e qualità.

Come accompagnare le paure dei bambini?

Poiché legittime e naturali, le paure dei bambini non vanno criticate ma accolte e ascoltate con cura e reale attenzione. L’adulto può aiutare il bambino ad esprimere il proprio vissuto e a comunicarlo così da ridurre la tensione e trasmettergli un senso di accettazione e supporto. Sentire di non essere solo nella lotta contro quanto temuto è per i piccoli molto importante perché sperimentano la possibilità di affrontare l’ignoto con maggiore sicurezza e senza sentirsi soli.

  • Rispettiamo sempre le emozioni dei bambini. Tutte le paure nei bambini sono legittime e piene di valore, è fondamentale che il mondo adulto attribuisca loro credito

  • Accogliamo le paure senza offrire soluzioni, offriamo tenerezza per dargli la fiducia necessaria per affrontare da solo le sue paure.

  • Cerchiamo di mostrarci aperti e calmi mentre ci raccontano le loro paure, atteggiamento che consente loro di sentirsi liberi di parlare con noi. Atteggiamenti troppo preoccupati o giudicanti invitano i bambini  a reprimere le proprie paure, imparano a viverle in silenzio per compiacere le figure di riferimento, per non preoccuparli o inquietarli.

  • Evitiamo i confronti: ogni bambino ha i suoi tempi.  

  • Evitiamo frasi che chiedono al bambino di essere immediamente forte e coraggioso: “guarda dentro l’armadio, tu sei fortissimo”: spingere un bambino a viso aperto contro una paura in tempi brevi  può farlo sentire fortemente impotente e può trasformare la paura in terrore e ingigantire il problema.

  • Per superare una paura spesso ci vuole tempo e pazienza. Bisogna rispettare i tempi e le modalità del bambino. Ricordiamoci che potrà superare i suoi timori solo se sceglie personalmente di farlo: il quando e il come affrontare le paure lo sceglierà lui stesso.

  • Comunichiamo ai nostri bambini la consapevolezza che la paura fa parte della vita di tutti i giorni di grandi e piccini , che è un’emozione utile e ha una funzione protettiva; raccontare che anche gli adulti possono essere attraversati da timori e paure può aiutare il bambino a sentirsi più compreso, adeguato alla realtà e non sbagliato. Tuttavia è bene monitorare i personali stati di  preoccupazione e angoscia, poiché mostrarsi intensamente agitati o spaventati in modo continuato può trasmettere al bambino l’immagine di una realtà incontrollabile e pericolosa. Le paure del genitore vengono interiorizzate andando a incrementare lo stato d’ansia del bambino..

Quando ci dobbiamo preoccupare e quando dobbiamo rivolgerci ad uno psicologo infantile?

Le “paure sane” hanno la caratteristica di essere tipiche dell’età del soggetto, passeggere, mutevoli e facilmente gestibili, diversamente quelle “non sane” che terrorizzano il soggetto, hanno la caratteristica di essere permanenti e possono creare in lui dei veri e propri blocchi emotivi.
Tra i campanelli di allarme sicuramente la presenza di una paura specifica in età non consona, bambini che hanno paura ad affrontare tutto e tutti o più semplicemente quando l’intensità dell’angoscia raggiunge livelli tali da rappresentare un limite nel normale svolgimento delle attività quotidiane o nella costruzione delle relazioni. Come abbiamo già detto il non superamento delle paure può avere delle ripercussioni sul normale funzionamento del bambino e sul suo sviluppo futuro. Nel dubbio, quindi, rivolgiamoci con fiducia a uno specialista anche solo per una consulenza: saprà tranquillizzarci se giudicherà i timori adeguati all’età o suggerirci le giuste strategie per aiutare efficacemente i nostri bambini.

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