Leggere per conoscersi, le parole dell’autrice Laura Feci Moraja

“Se i bambini potessero esprimere un desiderio all’adulto che si prende cura di loro questo sarebbe: aiutami a capire come mi sento. Questo è il motivo per cui ho iniziato a scrivere storie che parlano di emozioni, per accompagnare genitori e bambini in questo viaggio meraviglioso dentro se stessi!”

Laura Feci Moraja

La realtà non sembra basti per capire fino in fondo cosa succede, cosa ci succede, quando da una parte sconosciuta dentro di noi sentiamo emergere con prepotenza il sussurro di un’emozione. Vecchia o nuova che sia, può essere difficile dargli un nome e saperla accogliere, specialmente nella fascia di età 6-10 anni, momento in cui si inizia a sviluppare quella che lo psicologo statunitense Goleman definisce ‘intelligenza emotiva’, la capacità di riconoscere e gestire il nostro «mare emotivo».

La Casa Editrice Le Maghette nasce con questo scopo: riuscire a portare all’interno della vita dei bambini e delle famiglie delle esperienze significative di contatto con le emozioni, affinché quest’ultime diventino amiche fedeli e alleate preziose nella quotidianità. Un obiettivo importante che ha come “strumento” principale l’albo illustrato.

D. Da dove nasce questo progetto editoriale?

Qualche anno fa, durante una visita in una scuola, notai uno strumento che una maestra aveva costruito per aiutare i bambini a parlare delle proprie emozioni; in quel momento ho avuto la visione d’insieme, si sono uniti diversi punti della mia vita professionale fino a tracciare un unico grande disegno: noi, infatti, come “Mago di Oz” avevamo già un approccio che metteva al centro il benessere del bambino anche dal punto di vista emotivo, ma mancavano degli strumenti specifici che tutte le terapiste potessero usare in stanza, affinché la conoscenza delle emozioni non avvenisse solo in contesti come quello della psicoterapia, ma fosse uno stimolo continuo. Così ho iniziato a realizzare una serie di giochi e strumenti per le nostre stanze di terapia, tra questi anche l’albo illustrato, che rappresenta, a mio avviso, uno strumento potentissimo di conoscenza di sé.

D. In che modo la lettura aiuta il bambino a conoscere sé stesso e il mondo?

A seconda dell’età del bambino, la lettura permette di fare esperienze diverse: quando il bambino è piccolo è l’adulto che legge, è l’adulto il “conduttore” dell’esperienza e, leggendo nel modo giusto, può offrire importanti spunti per aiutare il bambino a familiarizzare con alcune parole e con le immagini. Si inizia, così, a sviluppare un vocabolario sia visivo che linguistico. Quando, invece, il bambino inizia a leggere autonomamente, la lettura diventa un’esperienza intima che permette di entrare in contatto con l’emozione ma in modo graduale e “mediato” dal personaggio della storia: in quel momento è Priscilla ad essere arrabbiata, ma attraverso l’esperienza di Priscilla il bambino può capire molto di sé, agganciandosi a ricordi personali. È proprio in questo momento che si piantano i primi semini di consapevolezza emotiva.

D. La fantasia, quindi, diventa una sorta di ponte con la realtà…

Si, è un ponte. Anche se le mie non sono storie “fantascientifiche” ma storie di fantasia che parlano di situazioni potenzialmente reali, che possono accadere, e proprio grazie a questo punto di contatto con la realtà aiutano il lettore ad essere nel ‘qui ed ora’ e ad acquisire mentalmente potenziali scenari di comprensione e accoglimento delle proprie emozioni.

D. C’è un momento più giusto per leggere un libro che parla di emozioni? Ad esempio, quando il bambino sta provando quell’emozione…

Nell’ottica della consapevolezza emotiva è utile sempre. Anzi, quando non si sta provando una determinata emozione, è più facile ragionarci in modo lucido, perché la distanza temporale aiuta a coglierla meglio. Il nostro lavoro è seminare, attraverso la lettura, informazioni che possano essere recuperate nel momento in cui il bambino né avrà bisogno: quando gli capiterà di provare un’emozione della quale ha letto in un libro, il suo cervello potrà ripescare le informazioni acquisite durante la lettura e potrà agganciarsi al suo vissuto. Più ci si sottopone a questo stimolo, dunque, più facilmente il nome dell’emozione, la reazione fisica che si prova, i pensieri associati a quell’emozione, diventano un contenuto stabile all’interno della memoria del bambino, un bagaglio prezioso a cui attingere.

D. Albi come questi, che parlano di emozioni, li consiglieresti anche agli adulti?

Certo! In alcuni casi direi “prima di tutto” agli adulti. Grazie alla lettura condivisa di un albo che parla di emozioni i genitori attivano un lavoro su sé stessi, entrando a contatto non solo con le emozioni del bambino ma anche con le proprie, con i propri vissuti. E si può attivare una condivisione autentica, durante la quale il genitore può, ad esempio, raccontare di una propria esperienza e fornire così al bambino uno strumento ulteriore per aiutarlo a capire profondamente cosa sta provando.

D. Gli albi illustrati sono più incisivi rispetto ad altre tipologie di libri?

Rispetto al tema delle emozioni direi che sono da preferire, ancora di più se ci rivolgiamo ai bambini. Ognuno di noi impara attraverso canali sensoriali diversi e l’albo è uno strumento potente proprio perché permette di usare diversi canali contemporaneamente, quello uditivo se ascoltiamo la storia, quello testuale se abbiamo imparato a leggere e quello visivo. Nei nostri albi, in particolare, siamo molto attente a lavorare su più livelli di interpretazione: c’è una prima lettura che è data dal testo della storia, altri significati vengono evidenziati con l’inserimento di alcune parole “chiave” scritte con un font più grande, e poi c’è un livello ancora più profondo a cui si accede attraverso le immagini.

D. Tra i tuoi lavori, quale albo consigli come prima lettura?

Per i bambini della scuola dell’infanzia è utile “La scatola delle emozioni”, per entrare in contatto delicatamente con il mondo delle emozioni. A seguire, sono tutti quanti accessibili in termini di comprensione e di contenuti, perché, come dicevo, comunicando a più livelli contemporaneamente, le informazioni verranno recuperate in modo diverso in base alle capacità del bambino, date dall’età, dal suo grado di maturità e di consapevolezza, ogni bambino prenderà ciò che è pronto ad accogliere in quel momento.

D. Come si legge ad un bambino un libro che parla di emozioni?

Ci sono tre aspetti secondo me fondamentali e imprescindibili. Il primo è “esserci”. Leggendo un libro che parla di emozioni non bisogna essere “distanti”, mentalmente ed emotivamente, dalla persona a cui lo stiamo leggendo. Per questo consiglio sempre di trovare il momento giusto per farlo, che sia il momento giusto sia per chi legge che per chi ascolta, senza fretta.

Il secondo aspetto è dato dalla “modalità” con cui si legge: seguire il ritmo dato dalla storia, rispettando le pause della punteggiatura e i capoversi, utilizzare un tono di voce adeguato a ciò che si sta leggendo e farsi aiutare dalla mimica facciale, soprattutto quando siamo in presenza di bambini piccoli, aiuta a vivere l’esperienza della lettura in modo profondo.

Il terzo aspetto secondo me fondamentale in questo tipo di lettura è dato dal “rispetto del silenzio”. Le pause nella lettura rappresentano un varco preziosissimo di ascolto di noi stessi e dell’altro, è importante alzare lo sguardo e osservare in che modo il bambino sta reagendo al racconto della storia, mostrarsi aperti e disponibili ad ascoltarlo se vuole condividere con noi un suo vissuto, e prendersi il tempo per “stare” in contatto con le emozioni che suscita la lettura.

D. In ultimo….qualche anticipazione sul prossimo albo in uscita ad ottobre 2023?

Si tratta, come per tutti i nostri albi, di uno spin-off: un personaggio, e quindi un’emozione, già presentato ne La scatola delle Emozioni,  che diventerà protagonista di una sua storia. Non posso ancora dire di che emozione si tratta ma posso dire che è centrale in questo momento storico, molto presente nel vocabolario quotidiano, forse più di altre emozioni. Ma, per la sua peculiarità, di difficile definizione, soprattutto per i bambini. E proprio per questo abbiamo deciso di trattarla, per rispondere ad un bisogno che abbiamo percepito tra i bambini e gli adulti che si prendono cura di loro.

Intervista a cura di Cristina Peretti

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